Pouria Jashn Tirgan consegue la laurea triennale al DAMS di Bologna nel 2017 e si diploma come attore alla Civica Accademia D’arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine nel 2020. Nel 2019 pubblica il suo mixtape rap La Bellezza Collaterale.
Concluso il percorso accademico si iscrive al Premio internazionale di letteratura della Città di Como, dove arriva tra i primi dieci finalisti (su oltre cinquecento partecipanti) con il testo Always Smiling, scritto a quattro mani con Pietro Cerchiello, che fa il suo debutto all’Eco Teatro di Milano nell’ottobre 2021, vedendo i due autori anche nella veste di attori e registi. Nel 2020 fonda insieme a Diana Dardi la compagnia Cartocci Sonori, con cui progetta: Dove Sostano gli Inutili (parata sonora vincitrice del bando Così Sarà! La città che vogliamo, finanziato da ERT Fondazione), Epica di un Granello di Sabbia (performance audio guidata; debutta al festival per-forma dell’associazione 47/04, tutoraggio compagnia Kepler-452), La Corrente Verticale (performance audio guidata; debutta al festival Invisible Cites, produzione associazione 47/04 e in collaborazione con Kaleidoscienza, Museo della Bora di Trieste e Wild Routes). Si forma studiando anche con: compagnia Frosini/Timpano, Marco D’Agostin, compagnia Eco di Fondo.
Emanuele Fantini si approccia al teatro durante l’anno della maturità al Liceo Scientifico Luigi Cremona, frequentandone il laboratorio teatrale. Da quel momento comincia il suo percorso attraverso varie scuole di teatro della zona milanese, come il Centro Indipendente Studi Teatrali del Trebbo, Grock Scuola di Teatro e Comteatro Studio. Partecipa anche durante il percorso a varie esperienze seminariali in residenza, fra le più importanti quelle con il Workcenter of Jerzy Grotowsky e Thomas Richards, con la Scuola di teatro Scimmie Nude, e con il Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia. Partecipa nel 2016 alla prima produzione della compagnia Birà Birò con lo spettacolo “è Uguale Per tutti” in tournee nelle città di Milano, Modena e Trieste. È al momento impegnato come attore, autore e regista nella produzione di uno spettacolo su commissione dell’ANPI del quartiere Niguarda di Milano, e di uno spettacolo con la compagnia Astarmot.
Oltre all’esperienza teatrale si approccia alla produzione musicale e al rap nel 2018 come autodidatta, un percorso che lo porterà ad apprendere l’utilizzo di tecnologie di produzione musicale elettronica come ad esempio Ableton Live.
Prima di diventare attore, intraprendendo il mio percorso formativo e lavorativo, ho sempre fatto rap. Strana cosa da dire nel 2022, pensando alle figure che dominano l’industria musicale oggi, ma è proprio così. Il mio primo contatto col mondo dell’arte è stato con la cultura hip hop: i freestyle, i cypher, gli studi di registrazione, i concerti.
In tutti i miei anni di formazione teatrale mi sono sempre chiesto se ci fosse un modo per unire teatro e rap, se si potesse sviluppare un dispositivo scenico in grado di combinare queste due arti in modo organico. Dal 2016, in poi con l’esplosione del poetry slam in Italia e dei collettivi che lavorano per creare sempre più eventi di questo genere, si è piano piano palesata una via per unire tutto sotto un’unica forma. Artisti come Kai Tempest, i Brockhampton, ma anche guardando al nostro territorio a personalità come Licia Lanera, risulta sempre più chiaro che una via esiste. Quello che occorre per poter sperimentare una cosa del genere sono tempo e spazio, cose che purtroppo sono difficili da trovare.
Io (Pouria Jashn Tirgan) ed Emanuele Fantini ci siamo conosciuti grazie ad un amico in comune, che sapendo delle nostre passioni (recitare e fare musica rap) ci ha messi in contatto. Emanuele nasce come produttore e piano piano sviluppa il suo interesse per la scrittura e il teatro.
Dal nostro primo incontro si è palesata la voglia di lavorare insieme per confrontare gusti ed esperienze. La necessità di sviluppare una drammaturgia verbale che riuscisse a compenetrarsi con una drammaturgia sonora si è fatta subito forte e così abbiamo iniziato il nostro percorso con delle prove distribuite nel tempo, per poter sedimentare sempre di più il lavoro fatto.
A questo punto del lavoro abbiamo bisogno di condividere uno spazio e un arco di tempo più lunghi, per poter sprofondare nel lavoro di ricerca tramite musica e improvvisazione, per questo il nostro interesse si è rivolto al progetto CURA, una rete che ci sembra guardare al contemporaneo con una sensibilità diversa rispetto ad altre realtà sul territorio.
Drammaturghi, interpreti, regia
Pouria Jashn Tirgan & Emanuele Fantini
PROGETTO
Davanti al pubblico si apre un luogo con due postazioni: a sinistra ci sono un launchpad, un computer, un MPK mini e un microfono, a destra un microfono e un’asta. È tutto pronto per dar vita al requiem in programma, un requiem diverso da quello di Verdi o di Mozart. L’ultima preghiera al defunto da opera lirica diventa un concerto moderno.
Chi è mort* in tutto questo?
È morta l’arte, la democrazia, la pace, la classe operaia, il posto fisso, la rivoluzione, Dante, Ungaretti, ma anche il Garrincha e Maradona, in vita, alla fine dei conti, siamo rimasti solo noi.
A condurre questa “messa” irriverente sono due figure che riportano alla mente i becchini dell’Amleto, che tra una canzone e un eloquio in versi ricco di giochi di parole, continuano a “scavare” per dare degna sepoltura ai morti, ridendo dei vivi. Due performer, due figure ibride (attori, autori, musicisti, liricisti) attraversano musica rap, spoken word e spoken music e, come un fiume in piena, vivono un flusso continuo dove parole e musica scorrono senza mai fermarsi.
La performance è costruita come un album, all’interno del quale ogni pezzo apre ad un tema differente: la natura e lo sfruttamento delle risorse, i confini, la guerra, la precarietà dei giovani, l’eredità della famiglia contemporanea; inizia con un intro e termina con un outro. Non c’è una storia da seguire, ma un’esperienza da vivere.
La musica dal vivo e il linguaggio si mescolano per trovare una nuova modalità di fruizione. Alcuni sketch inframezzano i pezzi rap e le poesie performative (spoken word e spoken music), introducendoli in modo ironico e creando dei veri e propri skit nella scaletta dei brani.
Link video prove:
IDEAZIONE
Il progetto nasce dalla nostra volontà di riscoprire il linguaggio poetico col pubblico, in un periodo storico dove i bardi li troviamo solo nelle pagine dei libri.
Da tempo, oramai, accumuliamo materiale di natura diversa: pezzi rap, poesie performative, musiche e canzoni. Li accomuna la loro natura verbale: questi materiali esistono solo dal momento in cui divengono narrazione orale.
La curiosità ci ha spinti a domandarci come sia possibile passare da un pezzo all’altro in modo organico mantenendo una coerenza all’interno di una performance. È indispensabile una storia da raccontare, oppure è sufficiente la presenza nostra e di quello che ci circonda?
Il rap come genere musicale vive oramai di modelli poco pregnanti: è possibile cambiare un immaginario fatto sempre più di moneymaker, machos e drug dealer? È possibile adoperare questo linguaggio svuotandolo, trasformandone gli ideali perché rispecchino quelli di ragazzi con una sensibilità differente? È possibile fare in Italia quello che Kae Tempest fa in Inghilterra?
La potenza di poeti come W. Witman, J.Prevert o M. Gualtieri rivela la sua massima efficacia non tanto nella sola lettura di un testo scritto, quanto nella sua dimensione sonora e performativa. Intendiamo costruire uno spettacolo che riesca a unire la vitalità dei concerti con la potenza dei linguaggi del mondo performativo.